...scrivere...

ieri era l'ennesimo pomeriggio passato praticamente a letto: venerdì scorso ho iniziato ad avere una banale febbriciattola, che però mi fa girare la testa. solo lunedì si è rivelato anche il mal di gola e da lunedì - appunto - sto prendendo l'antibiotico per curare questa piccola infreddatura che sicuramente mi sono presa mercoledì della settimana scorsa, dopo la tromba d'aria che ha colpito la città, perché mi sono dovuta immergere i piedi nella ghiacciatissima acqua piovana per liberare un tombino la cui otturazione minacciava di allagare il piano terra dei miei.
non sto malissimo, da 3 giorni, poi, al mattino niente febbre, al pomeriggio sale e finisco nel letto per via dei giramenti e così via.

e mi annoio! non è che a letto in questi contesti si possa poi fare tanto. leggi, gironzoli sul web dal cellulare, leggi ancora, giochini al cellulare, leggi ancora...

però proprio da venerdì ho anche un'altra attività che riesco a fare per brevi momenti dal letto: scrivere un racconto.

la cosa divertente è che io in testa ho solo un'idea, uno spunto da cui poter trarre una storia. e a questo spunto penso già da diversi giorni, forse due settimane.

venerdì, sdraiata nel letto, hanno cominciato ad affacciarsi i personaggi della mia storia senza trama, né capo, né coda.

così presa da questi pensieri che si affollavano nella testa senza poter dare loro alcuna regola, come non fossero miei, ho aperto il computer ed iniziato a scrivere.

un po' venerdì, un po' altri giorni, un po' anche ieri. saranno 8 pagine, 5 personaggi descritti, gatta compresa. continuo a non avere la storia, ma il mio cervello ormai ha creato l'albero genealogico dei miei protagonisti e sa dove abitano, come si muovono e così via...

e mi viene da ridere... questo "vedere" chiaramente i protagonisti, protagonisti di NIENTE è buffo.

ho un luogo dove ambientare i fatti, che voglio andare a rivedere al più presto. il primo fine settimana in cui starò bene! sento il bisogno di camminare per percorsi che conosco benissimo e che so di voler far percorrere ai miei protagonisti, ma per questo devo rinfrescare la memoria.

ho la casa dove farli vivere: voglio fotografarla per avere un'idea di come distribuire le stanze al suo interno (no, non mi spingerò fino a suonarne il campanello, mi basterà fare la stalker di là dalla strada e osservarla ben bene...

è storia di finzione, ma ha appigli alla realtà e quegli appigli mi piace siano precisi, per questo progetto sopralluoghi.

ho riso anche mentre descrivevo la gatta: si chiamerà Sissi, ma una gatta come ho descritto è davvero vissuta lì in quella casa e si chiamava Pimpi. era la figlia di una micia nostra, Fufina e fu regalata alla ragazzina che tra la fine degli anni settanta e i primi ottanta abitava nella casa che ho scelto per la mia storia.
Fufina ebbe 3 gattini, ma io ricordo solo Pimpi e la ricordo abbastanza bene... per questo l'ho ripescata e l'ho fatta scendere nel mio racconto. perché trovo divertente infarcire la fantasia con ritagli di realtà.

in questi giorni il cervello va a mille su pensieri di tanti tipi, e sento spesso il bisogno di fissarli e scriverli. infatti ieri ho riempito la mia bacheca di facebook di pensieri e parole, un fiume!

per fortuna al pc scrivo con 10 dita e senza guardare la tastiera, cosa che mi permette di seguire quasi in contemporanea il flusso dei pensieri.

e pensare che tutto è iniziato con la macchina da scrivere di cui ho messo la foto (foto che ho bellamente trovato nel web, chissà dov'è quella che davvero usavo io dai 14 ai 16-17 anni?) e all'epoca ODIAVO DATTILOGRAFIA!!!

che differenza tra il digitare in una tastiera e il digitare sui tasti delle macchine manuali che erano a scuola o sulla mia olivetti rossa! tasti duri, da far abbassare tantissimo e mentre con il mignolo ti abbassavi per far partire la A metallica che colpisse il nastro di inchiostro e imprimesse la tua "a" sulla carta, l'anulare non riusciva a stare fermo e seguiva il mignolo, così o scrivevi "as", oppure le stanghette metalliche di "a" ed "s" si incastravano a metà percorso e dovevi risistemarle, sporcandoti ben bene i polpastrelli di inchiostro.

dattilografare era uno sporco lavoro e lo facevo malissimo! a scuola avevo sempre 5, 5 e mezzo... poi l'ultimo compito in classe dell'ultimo giorno dell'anno... mi dovevo concentrare come non mai, per strappare un 7 che tirasse su la media e mi impedisse di essere l'unica dell'istituto a portare "dattilografia" a settembre... ricordo benissimo l'impegno che mi creava la gocciolina di sudore sulle tempie mentre cercavo di evitare i soliti errori mentre una me stessa in formato mini dentro al cervello urlava "CHE SCHIVO STA ROBA!!! NON MI SERVIRA' MAI!!!"

beh, per metà aveva ragione, per metà torto...

la ragione risiedeva nel fatto che imparando su tasti già antiquati all'epoca, quando sono poi passata a macchine da scrivere elettriche, ancora in uso "ai miei primi tempi" di esperienze lavorative, combinai disastri inenarrabili: abituata ad esercitare violenza sui tasti per ottenerne una lettera, ora sulla elettrica il solo sfiorarli riportava sul foglio schiere di eeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa jjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjj...

ricordo un giorno dello stage scolastico del quarto anno: dovevo scrivere una lettera di pochissime righe. mi servì tutta la mattina, non so quanta carta e solo per miracolo non scoppiai in una crisi di pianto.
però uscii da quella giornata determinata a proseguire gli studi: il lavoro non mi piaceva! vinceva la macchina da scrivere su di me

ed ora il torto: non è vero che non mi è servito a niente. almeno so come mettere 10 dita sulla tastiera, so digitare senza guardare e facendo un numero risibile di errori, vado abbastanza veloce, non so se sono velocissima, non mi interessa, a me basta riuscire a seguire - come ora - il flusso dei pensieri.

e per fortuna sono nell'epoca digitale, perché anche da adolescente le idee di racconti mi raggiungevano, ma il tempo di metterle giù a penna era estremamente lento, perdevo l'ispirazione e non ho mai finito nessun racconto iniziato.

oh, sia chiara una cosa, non so se finirò nemmeno questo: è un'idea, non ha una trama, chissà dove andrà a parare.

ma io mi sto divertendo e scrivendo mi sento il cervello alleggerirsi. anche adesso.

importa altro?

Commenti

  1. per me è terapeutico, divertirci scrivendo....e alleggerire il cervello. Bellissimo

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