le persone che sanno cambiarti la vita

questo può prospettarsi come il post più lungo e più noioso che io abbia mai scritto, ma penso di scriverlo da diversi giorni.

da domenica, per l'esattezza, quando mi è giunta la notizia della morte di Maurizio Rosa, il professore universitario che fondò l'associazione studentesca CESTUD e con cui mi sono laureata.
l'unico professore che in tanti anni di università è uscito dal ruolo di docente ed ha avuto anche ruoli più importanti nella mia vita.
diciamo che è anche grazie a lui e ai suoi insegnamenti se ho imparato molte cose di me e di come si fa a vivere.

per poter spiegare, anche se dubito che riuscirò mai a trasmettere davvero ciò che lui e il CESTUD sono stati per me, devo partire dal 1992, giusto per andare ben indietro nel tempo.

all'inizio di quell'anno io avevo 21 anni e mi feci 15 giorni in Francia, una settimana in Bretagna (al seguito di una scolaresca di ragazzini del colège dodici/tredicenni) non so bene a spese di chi, perché io non tirai fuori un soldo... poi una settimana nella periferia di Chartres, presso una famiglia di amici (di famiglia, tanto per essere ripetitiva), durante la quale non uscii quasi mai, perché non sapevo come muovermi, dove andare, cosa fare...

in pratica, quando tornai a casa, a parte i soldi del biglietto del treno, potei restituire a mio padre quasi tutto quello che mi aveva dato.

questo fu "perfetto", perché potei chiedergli pochissime settimane dopo di andare a Ginevra con il CESTUD, associazione studentesca che organizzava una settimana in Svizzera a visitare multinazionali.
l'unica cosa "universitaria" che non fosse studiare su libri e dispense, l'unico assaggio di realtà in un mondo di teoria.
quella settimana mi servì tantissimo, oh si!
vivevamo in bunker e io scoprii 10 metri di cemento armato sotto terra di soffrire di claustrofobia.

piuttosto che dormire in quello che per me era un loculo (le camerate avevano letti a 3 piani per 7 piazze ogni piano), passavo le notti insonni, con gli occhi sbarrati nelle zone comuni, stile zombie e con la stessa energia di uno zombie... a rompere le balle alle coppiette che si formavano tra i vari ragazzi e ragazze del gruppo... incapace di fare altro se non leggere le regole del bunker in caso di guerra atomica, quindi agitandomi ulteriormente, in aggiunta alla mancanza di sonno.

ricordo che la domanda ricorrete al mattino era "Elena ha dormito" e la risposta era "no"...

lo ammetto, di quel viaggio ricordo pochissimo delle multinazionali visitate... a parte la cantina vinicola... che ci facevo io in una cantina vinicola se nemmeno bevevo??? per dire...

però l'esperienza mi fece conoscere il CESTUD e decisi di andare al T-group organizzato per l'autunno a Fognano.

per i non addetti al lavoro la parola t-group sicuramente è arabo. sono delle tecniche usate in psicologia, ma anche in organizzazione aziendale, che servono a creare team di lavoro. ne esistono di vari tipi, strutturati o destrutturati.

il CESTUD ci dava la possibilità di provare sulla nostra pelle ciò che studiavamo per l'esame di organizzazione aziendale.

e via, andiamo a Fognano!
non ricordo tutto, anzi, ricordo pochissimo nel complesso, ma le emozioni provate sono incise a fuoco nella mia anima.

le giornate erano scandite da sessioni di t-group di un'ora e mezza in cui fondamentalmente non c'era programma (salvo rare occasioni), perché il nostro era un t-group destrutturato, libero, le sinergie dovevano nascere da noi.
quindi: un'ora e mezza di sessione, pausa, un'ora e mezza di sessione, pranzo, un'ora e mezza di sessione, pausa, un'ora e mezza di sessione, cena...

robe così, insomma...

beh, senza assolutamente ricordare come si a accaduto, so che a quei 14 o 15 compagni di gruppo io ho raccontato cose che non avevo mai raccontato in vita mia, mi sono messa a nudo, senza paure, beh, certo piangendo come non so cosa, ma "tranquilla" eppure emozionata allo stesso tempo, cose di me, personali, mai dette a nessuno prima d'ora.

oltre a quello, in quei giorni riuscii in qualcosa che ancora oggi non credo nemmeno di aver fatto: io ho sempre avuto fiducia più o meno ZERO nel prossimo, eppure in quei giorni mi lanciai di spalle da un davanzale sulle mani dei miei compagni e all'aperto mi presero e mi fecero volare in aria due o tre volte...

io... la balena, l'obesa, quella che ha sempre avuto paura di muoversi facendo male a qualcuno, quella che ha (ancor oggi, perché certe paranoie sono dure a morire) il terrore di sentirsi male e di dover essere sollevata da qualcuno che magari non riesce nemmeno a tirarmi su...

fu una botta di emozioni quali mai avevo vissuto prima in vita mia.

durante le sessioni, non ricordo esattamente come, ma finimmo spesso in piedi sulla sedia, ad indicare che nella vita bisogna saper cambiare prospettiva (non era tanto che era uscito L'Attimo Fuggente, per intenderci)

a fine soggiorno, tutti radunati insieme, si fece un confronto particolare: il professor Rosa mise due sedie una di fronte all'altra in mezzo alla sala e chiunque poteva sedersi su una di esse e chiamare -se desiderava - qualcuno per l'altra sedia e dire a questa persona qualcosa, oppure parlare alla intera sala.

beh, io... quella che ai tempi delle messe se venivo chiamata a leggere le letture ero convinta si sentisse il panico che mi permeava attraverso il microfono (giuro, ero convinta che i mega battiti accelerati del mio cuore li potessero sentire fino in fondo alla mia chiesa... e non è una chiesetta da 10 posti la mia...)... quella lì, quella megatimidapersonalì...

è andata a sedersi sulla sedia. ha farfugliato qualcosa del tipo "io credevo di sapere tanto di me stessa e invece ho scoperto di non capire un cazzo ad oggi"... poi ha guardato il proprio trainer negli occhi e gli ha detto "io sulla sedia ci salgo!"

mi sono girata, sono salita sulla sedia, con un'agitazione addosso che non potrei mai raccontare.

ma la cosa più emozionante fu che appena mi rigirai, trovai sulla sedia già schierati anche gli altri del mio gruppo.

forse la platea intera non poteva sapere (anche se tutti poi si alzarono sulla propria sedia), ma quelli, chi aveva sentito le mie "confessioni", loro sapevano quanto mi era costato salire su quella cavolo di sedia... e mi avevano aiutata con il loro gesto.

ci credete se a 25 anni di distanza, ricordando e scrivendo queste cose, io sto tremando e mi salgono le lacrime agli occhi?

negli anni ho fatto altri 2 t-group almeno ed entrambi sono stati emozionanti, in modo differente, poi piano piano ho mollato le attività del CESTUD, perché c'era la laurea (che comunque ho fatto sempre con il prof Rosa) e poi c'era da inventarsi una nuova vita nel mondo, per capire cosa io dovessi fare/essere...

non è che dal primo t-group la mia vita sia cambiata, anzi, se vogliamo è sempre stata la stessa...

eppure mi è servito per capire me stessa e leggermi in chiave differente. io sono sempre io e non sono più la stessa allo stesso tempo. i miei difetti, i miei pregi, sono quelli. ma so guardarli con occhi diversi a seconda della necessità.

e peraltro ci ho guadagnato una faccia tosta che mai avrei immaginato. io, la timida patologica, piano piano sono uscita da un guscio autoprodotto e ho imparato ad affrontare il mondo.

dovevano essere "lezioni sul campo" di organizzazione aziendale, ma sono state lezioni su noi stessi, sulle nostre capacità e potenzialità.

non smetterò mai di ringraziare chi mi ha dato queste possibilità, a partire dal deux ex macchina, il prof Rosa che oggi non è più con noi, ma il cui operato continua a produrre effetti...

io sono sicura che da dove sia ora, veda e se la rida... tutte le nostre chiacchiere in una chat su whatsapp di circa 160 persone, che ricordano, ridono, salutano...

Grazie Maurizio. non sono potuta venire ieri alla commemorazione funebre, ma ti parlo da domenica quasi ogni giorno, come se fossi qui con me, come se dopo tanti anni ti avessi rincontrato adesso che sei ovunque.

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